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Mercoledì 27 Aprile 2011 - Il Santo del giorno: San Lorenzo Nguyen Van Huong, Sac. e martire (1802 - 1856)

Il tempo... ieri - giornata caratterizzata da estese velature. In serata ci sono state anche delle piogge. Stesse condizioni metereologiche sono previste per oggi. Temperature: massima 10,3°C; minima 6,9°C; attuale 7,7°C (ore 23,30).
 
FESTA DELLA TOSATURA E DELLE TRADIZIONI PASTORALI DAL 5 ALL’8 MAGGIO 2011
PER RISCOPRIRE GLI ANTICHI RITI APOTROPAICI
LE TRADIZIONI MILLENARIE DEL MONDO PASTORALE Nella Valle del Sagittario
ANVERSA - Un fine settimana per riscoprire la magia e gli antichi saperi del mondo rurale e pastorale: nella Valle del Sagittario, immersa tra i parchi e le riserve naturali d’Abruzzo, con i suoi borghi medievali ricchi di simbologia e storia millenaria. A partire dal più noto rito dei “serpari” di Cocullo, che si svolge tradizionalmente il primo giovedì di maggio (5 maggio), per arrivare alla Festa della Tosatura, che prevede incontri con i casari abruzzesi ma anche con i Maori neozelandesi, portatori oggi di una tradizione locale che si fa linguaggio internazionale. Una proposta particolare quella dell’Azienda “La porta dei parchi” di Anversa degli Abruzzi, già nota per iniziative che hanno suscitato interesse internazionale come “Adotta una pecora” e la Transumanza.
Da sempre impegnati nella promozione della pastorizia tradizionale e nel riconoscimento del valore aggiunto di queste attività, che conservano il territorio e la sua cultura materiale, oggi offrono la possibilità di partecipare alle attività tradizionali pastorali ad un turismo nazionale ed internazionale sempre più attento e interessato ad una tipologia di vacanza che proponga un’esperienza e un contatto diretto con le attività e le comunità locali. Il ricco programma, distribuito su quattro giorni dal giovedì alla domenica, prevede -  oltre alla partecipazione alla processione di San Domenico a Cocullo - un’altra serie di attività incentrate sulle tradizioni pastorali. Dalla mungitura alla preparazione del formaggio, dall’accompagnamento al pascolo delle pecore alla storia della lana, dall’incontro con i casari alla possibilità di vedere in diretta i Maori che tosano le pecore, alla visita guidata alle aree protette e ai borghi della Valle, con loro portali sui quali campeggiano simboli pastorali e massonici. Una vera immersione in un mondo antico ed ancestrale, nei suoi simboli magici e nei suoi rituali propiziatori, per chi vuole vivere un fine settimana davvero indimenticabile, accompagnato naturalmente dai migliori prodotti, carni e formaggi, della tradizione pastorale; il tutto ad un costo più che sostenibile (350 Euro per due persone in pensione
completa). Per informazioni e prenotazioni l’Azienda risponde al numero  0864 49595 oppure potete inviare una mail a info@laportadeiparchi.it
(Nunzio Marcelli per la Porta dei Parchi)
 
ORSO BRUNO MARSICANO:
UNA TRAGEDIA
SEMPRE PIÙ ANNUNCIATA!

Riportiamo solo alcuni passi (data la lunghezza dell’articolo) tratti da Wilderness, facendo attenzione a non stravogerne il messaggio. Wilderness scrive. «E’ appena iniziato un nuovo anno per l’Orso bruno marsicano, che tra marzo ed aprile lascia le tane di svernamento per ricominciare a riprendere possesso dei suoi territori, e già ci giungono le prime nefaste notizie: - 10 aprile, un orso assale un pollaio a Villetta Barrea e divora 10 galline; - marzo/aprile: gli orsi uccidono 4 vitelli (ed i lupi altri 5) a Gioia dei Marsi; - 18 aprile: un orso uccide una mucca (e ne ferisce altre) a Civita D’Antino; - 21 aprile: a Scontrone viene ritrovato il corpo di un orso morto, presumibilmente ucciso nello scorso tardo autunno. Quattro notizie in meno di un mese. Tutte negative, perché è agli occhi di tutti come questi fatti si siano praticamente verificati non solo fuori dal Parco, ma addirittura fuori dalla sua zona “contigua”; orsi che vivono in un anello esterno al Parco, quel Parco che avrebbe dovuto proteggerli e che è invece pieno di turisti, di cinghiali e cervi è vuoto di orsi! Eppure nessun’autorità ha saputo spiegare questo fenomeno che esplicita un totale fallimento di una gestione che dura da troppi decenni senza un guizzo di inventiva. Autorità che strillano contro il bracconaggio, un fenomeno che in Abruzzo non è mai esistito e men che mai ai danni dell’Orso! (...) Il vero bracconaggio è un’attività illegale che pratica, con permesso o meno di caccia, chi si procura selvaggina al di fuori delle leggi per scopi alimentari e di trofeistica. Gli orsi che sono stati presumibilmente uccisi da pastori, sia in passato sia negli anni recenti, lo sono stati come rivalsa per i danni subiti (danni economici diretti ed indiretti ma anche affettivi) e quasi mai indennizzati o indennizzati malamente ed in deplorevole ritardo. Eppure il Parco Nazionale d’Abruzzo ha un bilancio di svariati milioni di euro all’anno, milioni di euro che vengono quasi tutti spesi in stipendi inutili per personale inutile (in quanto in soprannumero) e per attività di sostegno al turismo. (...) Negli ultimi dieci anni è avvenuto un cambio continuo di dirigenti, funzionari e collaboratori esterni, ed anche studiosi, ma (...) che ancora non hanno saputo dare una spiegazione plausibile e pubblica per quegli orsi che, se mai ancora vivono, stanno girando per il Parco senza una delle zampe anteriori o con una di esse anchilosate; orsi “morti che camminano”, ma nessuno ne parla né si è mai
preso la responsabilità né di annoverarli tra gli orsi persi né tanto meno di dare spiegazioni ufficiali ed alle luce del sole di come mai essi siano portatori di queste menomazioni: eppure una ragione ci deve essere, visto che mai prima (storicamente!) si erano verificati casi del genere. Per non dire del perché dei continui assalti ai pollai (anche questi mai, o molto raramente, verificatisi in passato). In pratica, studi che sono una continua diagnosi senza che mai siano scaturiti in una cura! Di questo passo ovvio e normale che il “paziente” prima o poi finirà per morire! (...) O si interviene oggi, e drasticamente, per far cambiare le cose, o per l’Orso bruno marsicano sarà la fine. Sono gli stessi esperti di genetica a farlo presente. E che poi non vengano i soliti noti a dirci che bisogna rinsanguare la popolazione con immissioni di orsi sloveni (cosicché il baraccone delle catture e delle “collarizzazioni”, degli studi e ricerche, continui a girare!). Se così dovesse accadere, saremmo noi della Wilderness i primi ad unire le genti d’Abruzzo e del Lazio per una protesta verso chi non ha saputo salvare l’orso marsicano ma continua a pretendere di farlo portando avanti la solita politica di criminalizzazione dei cacciatori e dei pastori con annessa perenne proposta di ampliare il Parco come unica soluzione al problema (...) E’ troppo banale sostenere che per salvare l’orso bisogna creargli oasi di quiete, preservare ogni angolo del suo territorio di vita dai troppi progetti che li minacciano (attualmente almeno 5 sono in corso di approvazione tra Parco e fuori Parco, sui quali le autorità tutte, per ragioni politiche sminuiscono l’impatto sulla vita dell’orso al fine di farli approvare), seminare campi, incrementare la pastorizia ovina ed indennizzare bene i pastori ed allevatori, ridurre drasticamente la presenza dei cinghiali (e forse anche dei cervi) che fanno tabula rasa delle risorse trofiche dell’orso! Troppo banale, troppo semplice, troppo poco scientifico, troppo lesivo di interessi vari (o di principi “ecologici”!) che non si vogliono toccare. (...) La prima risposta che le autorità devono dare alle notizie sopra citate è quella sul perché così tanti orsi vivono fuori dal Parco. Risposta che per noi non può che essere: troppo disturbo nel Parco e mancanza di fonti alimentari agricole e zootecniche tradizionali. Tutte cose che l’orso trova invece all’esterno del Parco. Per cui non è ampliando il Parco o chiudendo la caccia che si risolve il problema (caccia che peraltro da numerosi anni non è più stato dimostrato essere la responsabile della moria di orsi), ma operando gestionalmente affinché l’orso ritorni e si mantenga nei sui antichi lidi. Ma per fare questo bisogna dare una svolta all’attuale gestione del Parco, e per dare una svolta è il caso di cambiare le persone, come anche la politica ci insegna. (Tratto da Wilderness)
 
I CONFETTI DI SULMONA
PORTATI IN DONO
A KATE E WILLIAM

Tra i regali per le nozze del Principe William d’Inghilterra e Kate Middleton che si celebreranno venerdì prossimo, ci sono anche i “Confetti di Sulmona”. Il pacco è stato spedito nei giorni scorsi a Londra con tanto di lettera in cui il presidente dell'associazione Ars, Franco Iezzi, spiega: «i confetti di Sulmona sono simbolo di dolcezza, di serenità ed augurio agli sposi di una vita felice.I cittadini di Sulmona sono lieti di poter offrire a voi questo dono semplice che però contiene in se un grande e  sincero augurio per questo vostro intenso cammino». Il gesto, oltre a voler rappresentare un regalo di nozze per l’esclusivo avvenimento, ha lo scopo di promuovere sotto la giusta luce, un prodotto che ha reso famoso il nome di Sulmona e più in generale il Made in Italy.  Il dono agli sposini contiene diversi chili di confetti bianchi e dorati. L’omaggio include anche uno speciale «bouquet di confetti» per la sposa, identificabile nell’insieme dei colori e della composizione come uno dei prodotti tipici del raffinato artigianato sulmonese.
 
Parte domani, giovedì 28 Aprile, l’XI edizione della marcia
IL “Sentiero della libertA'” - “Freedom Trail”
E il Presidente Ciampi volle che si chiamasse “Sentiero della libertà”
Il “Sentiero della libertA'” è giunto alla sua 11° edizione, la partenza è fissata per il 28 aprile. Pochi sanno che fu il Presidente della Repubblica a volerlo chiamare così. Noi organizzatori, insieme  agli amici inglesi ex-prigionieri, lo avevamo, infatti, denominato “Freedom Trail”.  Ciampi, per quello  spirito patriottico che ha caratterizzato  il suo mandato, ci  suggerì,  tramite un ambasciatore del tutto particolare, il presidente dell’Accademia della Crusca, di attribuirgli un nome italiano. E così fu.Anche se è passato oltre un decennio, lo ricordiamo tutti quello straordinario, irripetibile giorno dell’inaugurazione della  prima marcia. La grande piazza di Sulmona era  festosamente affollata, tanti  gli ex prigionieri, inglesi, canadesi, sudafricani, neozelandesi, con i loro familiari. E sul palco il grande, paterno, presidente della Repubblica Ciampi, tornato dove era stato accolto clandestino, perché non aveva voluto essere un soldato fascista della Repubblica di Salò. Anche lui,  attraverso quel sentiero di montagna, aveva raggiunto  Casoli liberata dagli alleati, per riprendere a combattere con il suo reparto. Su quell’avventura di gioventù che aveva rischiato di finire in tragedia a causa di una terribile  bufera, aveva vergato a suo tempo  gli appunti di  un diario che regalò per l’occasione al liceo scientifico di Sulmona, pubblicati, poi, dalla Laterza. Nei tempi più bui della II guerra mondiale, quando l’Italia  si ritrovò spezzata in due dalla linea Gustav, quel sentiero avventuroso, attraverso faggete, forre e valloni sassosi, congiungeva  Sulmona a Casoli. Un sentiero che conosceva le angosce dei viandanti, ma prometteva   tante speranze.  Portava dalle contrade dell’ oppressione nazifascista alle terre liberate, dove   soffiava lo spirito della libertà, dove sorgeva l’alba del futuro dell’Italia e del mondo. Lo percorrevano soprattutto prigionieri di guerra fuggiaschi,  sopravvissuti grazie alla solidarietà della popolazione che con loro “divise il pane che non c’era”, ma l’attraversavano anche giovani antifascisti o solamente in cerca di un futuro diverso e migliore. “Libertà sulla Majella” si intitola il più bel libro che narra  quell’epopea. E’ del grande  scrittore  e poeta sudafricano Uys Krige, divenuto nel dopoguerra amico di Ignazio Silone, che di quel libro dice: ”costituisce l’elogio più sincero e serio che sia stato scritto sulla gente di questi monti”. Un libro che dovrebbe essere ristampato e diffuso dalla Regione perché costituisce il più grande e alto apprezzamento della grande umanità degli abruzzesi. Ma i politici forse nemmeno  lo conoscono. I fuggiaschi si avventuravano sul sentiero da soli, come racconta Donald I. Jones in “Fuga da Sulmona”, o più spesso in gruppo, come testimonia John Esmond Fox in “Spaghetti e filo
spinato”e tanti altri. A Sulmona  era nata, infatti,  un’organizzazione clandestina. Mobilitando pastori e cacciatori generosi e disinteressati, esperti della montagna. che facevano da  guide, traghettava quei  volenterosi verso il  mondo nuovo. Non sempre le “traversate” avevano fortuna. Capitava, anche, che si finisse intercettati dalle ronde tedesche. Racconta, fra gli altri,  Mario Colangelo di Bugnara che  il suo gruppo,   smarritosi per la neve,  la nebbia e il buio,  finì inconsapevolmente nel vallone che porta a Lettopalena. Si  accorsero troppo tardi che erano  in trappola, che si erano  consegnati al nemico. I tedeschi  presero a sparare con le mitragliatrici. Alcuni  morirono, Mario, riparatosi dietro una roccia, fu fatto prigioniero. Viene da domandarsi perché  centinaia di persone, giovani e vecchi di varie nazionalità si ritrovano ogni anno ad affrontare una tre giorni faticosa , una marcia non agevole di sessanta chilometri. La risposta ce la dà   Andrew Hill,  che pochi mesi fa , il 13 gennaio scorso, è venuto da  oltre oceano, dal Texas, da Huston, per valicare la grande montagna abruzzese che aveva salvato il padre Rodney, soldato della Royal Artilery, fuggito da Fonte D’Amore. Su quella montagna, su quel valico suo padre era tornato ad essere un uomo libero, aveva  raggiunto i suoi commilitoni al di là della linea Gustav , era tornato ad essere un combattente. Il figlio  ha scelto volutamente lo stesso giorno e lo stesso mese di 67 anni fa, di quel tragico 1944. La montagna aveva da dire tante cose a lui che bambino e giovinetto, aveva sentito infinite volte  raccontare dal padre quell’avventura sulle nevi di quell’inverno freddissimo!  Andrew ha voluto ritrovare  il padre, camminando sui suoi passi, rivivendo le sue stesse emozioni. Prima di ripartire, ci ha consegnato il prezioso diario del padre, che narra, fra l’altro,  come , insieme ad una decina di prigionieri, fu fatto fuggire rocambolescamente dall’ospedale  dell’Annunziata   con delle lenzuola annodate dai partigiani sulmonesi. Il sentiero racconta anche altre storie di morte.  Come quella  di un eroe solitario. Una pietra al valico lo ricorda. Il tenente dell’aeronautica,  Ettore  De Corti. Era di passaggio sul valico. Lui, friulano, non aveva obbedito al “tutti a casa” dell’otto settembre. Non si mosse verso il suo nord, ma verso il sud, voleva raggiungere  i suoi commilitoni e tornare a combattere. Fu ucciso  perché reagì, sparando con la pistola d’ordinanza ad una pattuglia tedesca, che  aveva loro intimato di arrendersi, ferendone uno, mentre i compagni occasionali fuggirono e qualcuno di essi, nel dopoguerra,  si inventò di aver costituito una banda armata partigiana ed aver combattuto, in quell’occasione, un‘epica lotta. Ezio Pelino
 
Sezione Scanno-Alto Sagittario “Antonio Di Rienzo”
Volontari abruzzesi sangue -PROGRAMMA VAS 2011
SCANNO - Dal 02 al 10 Maggio: Concorso Tematico di disegno e poesia per i ragazzi delle scuole materne, elementari e medie di Scanno e Villalago; premiazione, 16 maggio 2011 Palazzetto dello sport.
7-8 maggio: Raccolta di sangue a Scanno con l’ausilio dell’autoemoteca;
29 maggio: 1° marcia “Madonna del Vallone”;
12 Giugno: Giornata del Donatore, S. Messa, Passeggiata ecologica in bici con tutti i ragazzi di Scanno e Villalago  e pranzo  presso il Camping i Lupi
10 luglio: Raccolta di sangue a Scanno con l’ausilio dell’autoemoteca;
17 Agosto: Gara podistica agonistica “Percorso del Lupo”, in memoria di Andrea Iafolla, terza edizione. La manifestazione è inserita nel programma “Corri L’Abruzzo”;
20 Agosto: “Caccia al tesoro” a Scanno;
26 Agosto: Gara podistica agonistica notturna “Corsa degli Archi” nel centro storico della città di Scanno. La manifestazione è inserita nel programma “Gran Prix Marsica”.
1 Settembre: La Giornata del Cuore: escursione in montagna e conferenza sul tema: “Il nostro lago visto dall’alto”.
13 novembre: Raccolta di sangue a Scanno con l’ausilio dell’autoemoteca. (Comunicato Stampa VAS)