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Lunedì 18 Aprile 2011 - Il Santo del giorno: Sant' Antusa di Costantinopoli, principessa imperiale (750 - 801)

Il tempo... ieri - Una domenica più dal clima invernale, che primaverile. La giornata è stata fredda, nuvolosa, umida e disturbata da pioggerelline intermittenti. Temperature: massima 9,2°C; minima 1,7°C; attuale 5,4°C (ore 23,30).
 
PRESENTATE SABATO LE LISTE ELETTORALI A VILLALAGO E COCULLO
PER IL RINNOVO DELLE AMMINISTRAZIONI COMUNALI
VILLALAGO - Le liste presentate a Villalago sono tre.
La n. 1 con il motto “Uniti per vincere” ha come candidato sindaco Cristian Di Camillo. I candidati consiglieri sono: 1- Di Nicola Massimiliano, 2 - Cantelmi Stefano, 3- Cantelmi Vincenzo, 4- Fontana Domenico, 5- Valenza Guido, 6- Colella Tonino, 7- Felici Alessandro, 8- Corsetti Bruno.
La lista n. 2 con il motto “Noi stiamo con Villalago ha come candidato sindaco Fernando Gatta. I candidati consiglieri sono: 1- Quaglione Brunella, 2- Gentile Cristian, 3- Buccini Antonio, 4- Iafolla Giancarlo, 5- Caputi Vittorio, 6- D’Antonio Mauro, 7- Lupi Andrea, 8- Costantini Giovanni, 9- Iafolla Emidio.
La lista n. 3 con il motto “Villalago in volo” ha come candidato sindaco Pasquale Ciancarelli. I candidati consiglieri sono: 1- Caputi Americo, 2- Gatta Altiero, 3- Grossi Cesidio, 4- Lupi Jacopo, 5- Sciore Stefano, 6- Grossi Francesco, 7- Di Ianni Mario. La lista n. 1 è stata presentata dai  dipendenti delle case di reclusione della zona.
COCULLO - Le liste presentate a Cocullo sono quattro.
La n. 1 con il motto “Uniamoci per progredire” ha come candidato    
sindaco Loreta Risio. I candidati consiglieri sono: 1- De Cicco Vincenzo, 2- Marinilli Davide, 3- Risio Michele. 4- Risio Gabriello, 5- Saccone Rosa Maria, 6- Marinilli Matteo, 7- Gentile Ubaldo.
La n. 2 con il motto “L’Alternativa” ha come candidato sindaco Antonio Zinatelli. I candidati consiglieri sono: 1- Liberatore Stefano, 2- Valente Angelo, 3- Cofini Massimiliano, 4- Matriciani Giovanni, 5- Carlucci Salvatore, 6- Giuliani Stefano, 7- Matriciani Luca, 8- Pellegrini Maria.
Lista n. 3 con il motto “Insieme con voi” ha come candidato sindaco Franco De Bellis. I candidati sono: 1- Gualtieri Maurizio, 2- Cogliandro Domenico, 3- Piglatelli Patrizio, 4- Pignatelli Mauro, 5- Ricci Roberto, 6- Reginelli Roberto, 7- Federico Andrea, 8- Pignatelli Moreno.
Lista n. 4 con il motto “Insieme per il progresso” ha come candidato sindaco Nicola Risio. I candidati consiglieri sono: 1- Biasetti Mauro, 2- Chiocchio Sandro, 3- Mascioli Massimo, 4- Risio Romolo, 5- Romualdi Fabrizio, 6- Zinatelli Arceri Antonio, 7- Clamenti Anna Gloria. Le lista n. 2  e 3 sono state presentate dai  dipendenti delle case di reclusione della zona.
 
“In un altro paese io avrei fatto
un semplice ragionamento”
di Felice Gentile
VILLALAGO - In un altro paese io avrei fatto un semplice ragionamento:  se voi cittadini state meglio di  cinque anni prima riconfermate i consiglieri uscenti, in caso  contrario  votate  dieci nomi nuovi.
Badate bene non dico l'una o l'altra lista, ma persone impegnate per la prima volta ed inserite nelle due o tre liste presentate.
A Villalago, però, ci conosciamo tutti e di sicuro un ragionamento del genere non passa, prevarrà ancora il familismo.
Io ho fatte delle proposte, non sono state accettate. Ho sentito  in piazza  che nell'assemblee convocate per costruire  la lista unitaria la prima  
proposta era " Pensatene un"altra".
Ho fatte delle domande, che erano quelle poste a noi dai giovani, finora nessuno  ha risposto.
Ho detto che quello che si va ad elegere dovrebbe essere  l'ultimo sindaco di Villalago, perchè andrebbero unificati i Comuni della Valle del Sagittario.  Prima un lettore di Cocullo (non posso citare il nome  perchè non lo ricordo), poi Pasquale Caranfa da Scanno si sono espressi  nello stesso modo. Questo vuol dire che andava bene anche  l'idea della lista di Valle. A questo punto  non mi rimane che battere le mani al vincitore.
 
La questione meridionale:
ha ragione Pino Aprile
o Benedetto Croce?

di Ezio Pelino

“Terroni”, il libro di Pino Aprile, impazza nelle librerie dall’estate scorsa, è stato più venduto di tutte le pubblicazioni sul Risorgimento messe insieme. La tesi di fondo è che il Mezzogiorno era una sorta di Eldorado, ridotto alle condizioni attuali dal saccheggio sanguinario perpetrato dai piemontesi. Pertanto la questione meridionale non presisterebbe all’unificazione nazionale ma ne sarebbe la conseguenza. La tesi presentata dall’autore con grande forza comunicativa ha suggestionato e convinto molti e combinandosi con le opposte tesi della Lega ha raffreddato gli entusiasmi per le celebrazioni dei 150 anni dell’unità nazionale. Ne sono usciti appannati, se non macchiati, tanti personaggi ed eroi risorgimentali e il movimento stesso. La discussione che ne è seguita, tuttora in corso, non è arrivata ad una conclusione condivisa. Forse qualche lume sulla fondatezza o meno delle tesi sostenute dal pamphlet lo si può avere dalla lettura dei più accreditati studiosi meridionali dell’epoca. Da Pasquale Villari a Giustino Fortunato a Adolfo Amodeo a Benedetto Croce. Essi ci fanno la sorpresa di avere un’opinione molto diversa da quella di Pino Aprile. Non attribuiscono all’unità nazionale appena raggiunta l’arretratezza del sud, e come potrebbero! ma se ne addolorano, la ascrivono al retaggio del Regno di Napoli e si cimentano ad individuarne le ragioni. Pasquale Villari le attribuisce all'agricoltura, che non ha conosciuto alcuna trasformazione di tipo capitalistico, mentre vi domina un tipo di organizzazione e di gestione di chiara origine feudale. L'immensa distesa del latifondo è di proprietà di una borghesia assenteista che ha rilevato non solo le proprietà ma anche gli usi e i modi dell'aristocrazia, mentre nel centro e nel nord Italia è diffusa la media e piccola proprietà. Giustino Fortunato sfata la leggenda del Mezzogiorno  terra   fertile e ricca. Le campagne del sud sono, invece,   aride, sterili, ingrate, malariche, irrimediabilmente povere, dal punto di vista  agricolo-produttivo inferiori al resto della penisola. Adolfo Amodeo, allievo e amico di Croce, ne condivide l’ apprezzamento per il  Risorgimento, espressione e modello del grande ideale umano del liberalismo europeo. Sulla realtà del meridione Croce, indiscutibile garante di profonda conoscenza  della storia napoletana, scrive una delle sue più belle e godibili opere, la “Storia del Regno di Napoli”. Per lui “la dissoluzione di quel regno ” fu l’ “unico mezzo per conseguire una più larga e alacre vita nazionale, e per dare migliore avviamento agli stessi problemi (sic!) che travagliavano l’Italia del mezzogiorno”. E questi
problemi, a giudizio del Croce, vennero subito in luce “nei primi giorni dell’unità, quando scacciati i Borboni e introdotta la costituzione liberale, il governo della nuova Italia, invece di assistere al miracolo del bel paese redento, rasserenato e luminoso, si trovò di fronte il brigantaggio nelle province, la delinquenza della plebe nell’antica capitale, la generale indisciplina e abbiettezza”. I primi visitatori e osservatori italiani e stranieri rilevarono come a Napoli vi fossero solo due classi, i letterati e il popolo, mentre fosse assente la borghesia commerciale e industriale e nelle campagne furono colpiti dall’arretratezza di vita delle popolazioni, dai sistemi di agricoltura, dal nomadismo dei pastori e dei contadini, dalle prepotenze dei possidenti, dalla miseria e l’odio delle plebi, e si convinsero che il brigantaggio fosse “nella natura e negli istinti di questi popoli”. Il Cavour ne era consapevole e, ricorda Croce, fin sul letto di morte si preoccupava dei “nostri poveri napoletani, così intelligenti” ma così corrotti da un lungo malgoverno. Il grande abruzzese di nascita e napoletano di adozione si interroga da par suo sulle cause di tanta arretratezza e non le trova nella geografia, nella qualità della terra, come Giustino Fortunato con il quale ha uno scambio di opinioni in proposito, ma nella storia. E la storia, per Croce è “azione spirituale, così ogni problema pratico e politico è problema spirituale e morale”. Certo che sarebbero stati utili quelli che egli chiama i “rimedi empirici”, le riforme, da quella tributaria a quella delle tariffe commerciali, dai decentramenti amministrativi al rimboschimento, agli acquedotti e ad altri lavori pubblici, agli scambi con l’oriente da riprendere come ai tempi normanno-svevi, ma è la “cultura” del popolo che va cambiata. Croce non usa l’espressione “rivoluzione culturale”, ma di questo si tratta. Di formare il cittadino. Il cittadino responsabile, capace di non vedere solo il proprio utile, ma di pensare al bene comune. Egli cita, fra l’altro, il giudizio lapidario del generale inglese Moore: ”non v’ha nessuna parte del mondo così priva di spirito di pubblico come Napoli”, e il Lamarque che nel 1807, in epoca non sospetta, aveva affermato sgomento: ”Questo reame non somiglia ad alcun’altra parte civile d’Europa”. Don Benedetto, nel denunciare la generale indifferenza per la cosa pubblica, la diffusa pigrizia, la cattiva filosofia del “farsi i fatti propri”, la ritrosia, anche da parte dei migliori, ad assumere incarichi pubblici per paura di compromettersi, chiama ad un’opera collettiva, ad una sorta di  mobilitazione di tutti i possibili educatori, a cominciare dai maestri di scuola, ma non solo essi, perché ciascuno, nella propria cerchia di influenza, faccia quel che gli spetta di fare  per “promuovere un nuovo e più alto costume, una nuova e più alta disposizione negli animi e nelle volontà, dal modificare in meglio  la società in mezzo a cui si vive, godendo di quest’opera come un artista della sua  pittura o della sua statua, e un poeta della sua poesia”.
Un’operazione difficile, forse impossibile, forse mai cominciata. E l’immondizia che la città non riesce a vincere, ma che periodicamente torna a ricoprila, è molto più di un metafora sulla  capitale del Regno.
 
ANVERSA DEGLI ABRUZZI
Mercoledì 20 Aprile
JAMM ALL’UORT ORE 10,30
GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO
ORE 17,30