Venerdì 29 Ottobre 2010 - Il Santo del giorno: San Francesco Serrano, Vescovo e martire
(1695 - 1748)
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Il tempo... ieri - L’alta pressione ha spazzato via le nebbie, facendo apparire la neve sulle cime del Monte
Genzana. La giornata di ieri è stata piena di sole. Temperature: massima 10,5° C (ore 12,30); attuale 0,5° C (ore 23,30).
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La verità sui lupi visti sulle montagne di Villalago
Per spegnere la ridda di notizie false
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LETTERA AL DIRETTORE
di Ezio Pelino
Sig. Direttore,
su questa notizia ci sarebbe stato il silenzio assoluto se non l’avesse riportata “Il fatto quotidiano”, unico fra i giornali, mute le tv di ogni colore. Poco più di un mese fa, il 21 settembre, un deputato, Antonio Borghesi, dell’Italia dei Valori, ha presentato un disegno di legge per l’abolizione del diritto alla pensione dei parlamentari dopo solo cinque anni di legislatura. Motivava la
proposta denunciando l’ iniquità del privilegio, quando per tutti i lavoratori i requisiti si fanno progressivamente più duri: 40 anni di contributi e un’età sempre più avanzata. Ha citato, ad abundantiam, anche i casi limite di parlamentari che con pochi giorni di
presenza godono di una pensione di 3.000 euro. Non manca nemmeno, ha ricordato, il vitalizio di
reversibilità della vedova il cui marito non ha mai messo piede in Parlamento. Un’ ingiustizia intollerabile alla quale i cittadini, o meglio sarebbe dire i
sudditi, se incapaci di rivoltarsi, si sono passivamente rassegnati. Un privilegio dal costo di 150 milioni l’anno, quasi trecento miliardi di lire. Al coraggioso proponente gli è andata tutto sommato bene. Non è stato aggredito. Forse è stato considerato un povero folle che non si rendeva conto di dove si trovava e
come fosse paradisiaco, per la massa dei deputati parvenu, premere un bottone e godersi un lucroso assegno vita
natural durante. La proposta è stata ovviamente respinta dalla totalità dei presenti, 498 contrari, tutti finalmente uniti: di destra, di sinistra, di
centro. Solo 22 favorevoli, quelli del partito proponente. E se, poi, qualcuno s’ indigna, viene fulminato con l’accusa di qualunquismo!
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INTITOLATA UNA STRADA
A GUIDO POLIDORO
caposervizio del quotidiano
''Il Messaggero''
La giunta comunale dell'Aquila ha deliberato stamane l'intitolazione di una strada cittadina a Guido Polidoro,
noto giornalista aquilano, scomparso nel 2000, che fu per anni caposervizio del
quotidiano ''Il Messaggero''. Si tratta, significativamente, della via dove ha
sede attualmente l'Ordine dei giornalisti d'Abruzzo. ''La dedica di una strada
a Guido Polidoro - ha dichiarato il vice sindaco, Giampaolo Arduini -
costituisce un atto significativo, nei confronti del quale esprimo
soddisfazione come membro dell'amministrazione attiva e soprattutto come
giornalista. Polidoro ha rappresentato, nel corso della sua lunga carriera, un
esempio e un maestro per generazioni di cronisti. Il suo spessore umano e
professionale, la sua viva intelligenza e la sua dirittura morale, unite alla
passione e al rispetto incondizionato che ha sempre nutrito nei confronti di
questo mestiere, ne fanno tuttora un maestro per tutti noi. Per queste ragioni
- ha aggiunto - credo che questa iniziativa rappresenti un bel segnale da parte
della citta', in una fase cosi' cruciale della sua storia''. ''Si tratta - ha
sottolineato il presidente dell'Ordine dei giornalisti, Stefano Pallotta, che
ha sollecitato l'iniziativa - di un gesto di grande attenzione che
l'amministrazione comunale dell'Aquila ha compiuto nei confronti
dell'informazione cittadina e regionale. L'intitolazione di una strada a Guido
Polidoro - ha ricordato - che per noi giornalisti e' un esempio di correttezza
etica, nell'esercizio quotidiano della professione, e' un fatto di grande
importanza, soprattutto perche' la strada in questione e' anche quella in cui
si trova la nuova sede dell'Ordine, dopo che il disastroso terremoto del 2009
ci ha costretti a lasciare quella appena acquistata in pieno centro storico''.
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RISORSE PER PROGETTI PILOTA AI COMUNI DI MONTAGNA
Il bando è pubblicato sul Bura n. 59 del 15 settembre 2010
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Viaggio in Grecia
La partenza
La Nave Victoria ha attraccato al porto di Ancona verso le ore 8,00 del giorno 10 Ottobre.
L'imbarco era tra le ore 10 e le 12. Di mattina presto partiamo da Villalago in
macchina. Essendo domenica il viaggio in autostrada è stato di tutto riposo. Partiti con il buio abbiamo avuto modo di assaporare i
vari momenti del risveglio del giorno. Al sorgere del sole lo spettacolo rosato
è stato uno di quelli che ti prende e ti riconcilia con il mondo intero,
soprattutto quando è l'orizzonte marino a Oriente, che riverbera la luce del nuovo giorno. La corsa,
mantenendo il limite di legge, ci ha portato ad Ancona con molto anticipo. Non
eravamo mai stati in questa città. Da lontano abbiamo scorto la nave che già era ormeggiata. Il sole trafiggeva il suo biancore. Il porto è a Nord, con diversi moli. Arrivati al piazzale d'imbarco, abbiamo affidato
l'automobile ad una società di parcheggio e poi ci siamo preparati, con documenti alla mano, per il visto
necessario. Dopo una buona mezz'ora di attesa è arrivato il nostro turno presso gli uffici di Costa Crociere. Emozionati siamo
saliti a bordo, al ponte sesto, tramite una passerella. La nave è un grande paese galleggiante, con piazze, vie, negozi, ristoranti, bar, teatro,
chiesa, biblioteca, internet, solarium con piscine e vasche per i massaggi
idrici e naturalmente i ponti dove sono situate le cabine per alloggiare circa
tre mila persone, tra turisti e personale addetto ai vari settori. Tutto
funziona con regole e compiti precisi. Un ingranaggio di lavoro cha va dal
comandante della nave, per finire ai lavapiatti e al personale di lavanderia.
Nella hall, dove sono gli uffici per i clienti, quattro ascensori di vetro
vanno su e giù per un’apertura a cupola di sei ponti. Nell’attesa di prendere possesso della nostra cabina visitiamo per lungo e per largo
tutta la nave, dove i diversi ambienti si preparano ad intrattenere gli ospiti.
La nave intanto lascia gli ormeggi e piano piano, guidata da un rimorchiatore,
abbandona il porto di Ancona. Saliamo all’undicesimo ponte, dove, a cielo aperto, vediamo allontanarsi la città, con il suo porto, la sua collina, le guglie delle sue chiese, finchè tutto si rimpicciolisce e poi scompare, quando la nave prende il largo. A
mezzogiorno scendiamo al ponte otto e prendiamo possesso della nostra cabina.
Alle ore 13 andiamo al ristorante “Sinfonia”, situato al ponte cinque. Dopo il pranzo saliamo al ponte dodici, dove è situato il “Solarium”, per goderci la bella giornata di sole. Ci apettano due giorni di navigazione.
Nella cronaca di domani ci soffermeremo alla vita di bordo.
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