Il terremoto del 6 aprile è il vero problema
Della crisi economica endemica del comprensorio peligno?
di Fernando Ventresca per “Introdacqua Libera”
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La politica locale già troppo impegnata a rincorrere questa o quella vertenza industriale senza
garanzia di successo, lascia poche speranze ai lavoratori, allora cosa fare !
Cosa pensare e programmare per il futuro dei nostri figli, e anche il nostro
quelli che gli anta li hanno superati già da un pezzo, e cominciano a pensare in molti se conviene ancora restare a
vivere in una valle incantata, ma talmente incantata che qualcuno ha ormai
chiaro che si sia assopita.
La verità è che far vivere di solo assistenzialismo la Valle Peligna non è un gradiente di benemerito della politica casereccia, perchè di assistenzialismo l’area in questione ne ha usufruito già nei decenni passati della storia locale, quando si è scambiato la solidarietà sociale verso le industrie in crisi, con un cartello elettorale costruito sulla
pelle di quelle generazioni, e delle generazioni future che adesso pagano lo
scotto di leggi che non hanno creato il lavoro, ma hanno creato un futuro
incerto per i giovani che non avranno un salario minimo garantito e che non
andranno mai in pensione, almeno fin quando la biomedica inventi un elisir di
lunga vita che porti la vita media ad oltre i 120 anni garantiti.
Tra le tante dichiarazioni ripetitive sulla necessità di entrare nei benefici della Zona Franca Urbana e nell’87.3.C, non si è sentita una proposta chiara e responsabile su quale strada, le genti peligne,
devono percorrere per non scomparire, se andare al seguito del terremoto
aquilano, oppure indicare altre strade che hanno un comune interesse
territoriale di comunicazione economica.
Quel borgo marinaro è più esattamente Castellamare, oggi Pescara, che circa un secolo fa era un semplice
borgo di pescatori, oggi è diventata un’area urbana tra le più ambite dall’economia regionale, l’area metropolitana Chieti-Pescara, è un punto certo di aggregazione e di riferimento a cui la politica locale
dovrebbe guardare con interesse.
La “ città lineare “ che già da diversi anni si sviluppa dalla costa adriatica ha alleggerito il peso di
cementificazione da Pescara, allungando l’edificazione verso l’Abruzzo interno, i “ centri urbani “ che sono sorti sono i riferimenti certi di una nascita e crescita di città che si allarga a macchia d’olio, ha raggiunto la più nota Sambuceto frazione del paese di S. Giovanni Teatino, Chieti Scalo una città nella città, Brecciarola e Manoppello Scalo con centri edificati a palazzine, che sono una
chiara manifestazione di volontà politica di non restare semplici frazioni.
Quindi per diverse decine di chilometri si è creata una lenta ed inesorabile, per fortuna, nuova città o città del futuro, che sta crescendo con tutte le sue opportunità economiche basate sul “ consumo “ dei tanti cittadini residenti che fanno la differenza di vitalità e di vivibilità distribuita sul territorio intercomunale.
Noi peligni cosa ne ricaviamo da questi segnali di potenzialità di sviluppo?
La Valle Peligna dovrebbe accelerare questa integrazione urbana, proponendo alla
Regione Abruzzo un Piano Regolatore a livello regionale che porti la
cementificazione ormai satura dalla costa, all’interno dei territori abruzzesi, e allora:
• si alla metropolitana veloce o di superficie;
• si alle università dislocate anche all’interno della Valle Peligna;
• si al Piano Commerciale che coinvolgerebbe economicamente l’Italia Centrale con i paesi dell’est Europa;
• si ad Piano del Turismo montano globalizzato, che impegni per le specifiche
valenze tutti i paesi peligni e anche coloro che non superano l’altezza media per rientrare nella Comunità Montana locale;
• si ai poli ospedalieri di eccellenza;
• si ai poli turistici religiosi;
• si alle piccole e medie imprese artigiane che sono il cuore pulsante dell’imprenditoria Italiana.
Nell’arco di qualche anno avremmo una città che ha dei costi di gestione e dei servizi urbani sicuramente minori e più accessibili, avremmo una tutela ambientale di qualità con edificazione lineare e non casuale o personalizzata, avremmo un controllo e
risparmio delle risorse idriche locali e quindi riserve dell’oro bianco per il prossimo futuro.
La mancanza di idee e di scelte unitarie dei singoli paesi che dovrebbero invece
essere proiettati in un unico intento, potrebbero invece portare ad un
ripensamento e far tornare sui propri passi i politicanti nostrani, e nella
Valle Peligna si creerebbe un altro tipo di lavoro basato sulla:
• localizzazione di un “ termovalorizzatore “ che avrebbe un territorio facilmente accessibile, e discreto da occhi curiosi;
• localizzazione di una “ centrale atomica “ di ultima generazione, per la produzione di energia, in un territorio
scarsamente urbanizzato avrebbe il benestare di qualsiasi Governo prossimo;
• cave a cielo aperto per lo sfruttamento di inerti;
• rigassificatori;
• centrali di spinta del gas metano;
• sfruttamento delle falde acquifere montane per fini industriali, limitatamente
ai pochi cittadini residenti che ne avranno sempre meno bisogno;
• sfruttamento dei boschi circostanti il comprensorio per fornire le “centrali a biomasse”, creando dei luoghi spettrali e lunari da “ the day after “.
Con questi dati da che parte vuole stare la politica locale ?
Il provincialismo politico-elettorale che decanta le odi e le liriche ovidiane
può bastare a risollevare una economia sempre più precaria ?
A da passà la nuttata !
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