Il federalismo fiscale Abruzzese
di Fernando Ventresca
A chi giova il federalismo fiscale? Giova a tutti i cittadini residenti nelle Regioni Italiane, perché è auspicabile che si vari una legge ad hoc che preveda un federalismo solidale e incentrato sulla “ qualità delle scelte amministrative ” che poi è la prerogativa base del federalismo culturale ed economico prima di essere fiscale.
 Difatti la competività che prevede l’autonomia fiscale regionale è rivolta alle persone capaci di amministrare la cosa pubblica, in maniera corretta, onesta e lungimirante, e quindi una politica propositiva e non fumosa come spesso è accaduto nel passato.
 La competività non è quindi destinata a confrontarsi con altre regioni e dimostrare quanto si è più bravi ad amministrare, ma sarà una competizione interna alla stessa regione di appartenenza, che dovrà far quadrare i conti regionali, e dovrà essere all’altezza delle scommesse del futuro, la globalizzazione economica e le esigenze della società che cambiano giorno dopo giorno, quindi il federalismo porterà ad un nuovo modo di amministrare che dovrà essere imperniato sul dinamismo delle scelte, e le scelte dovranno essere sempre attente a tutto ciò che ci circonda.
 Si creerà una nuova classe politica sempre più tecnocrate, e sempre meno politicante, e quindi vedremo sempre meno gli amministratori “ tutto fare ”, allora nascerà quella sensibilità reale anche e soprattutto nei cittadini elettori a saper scegliere le persone veramente capaci di rappresentare i propri interessi, che dovranno sempre e di più essere interessi collettivi, e non più interessi personalizzati, ad uso e consumo delle caste non solo politiche, ma professionali e familiari.
 Quindi non bisogna aver timore del federalismo ma bisogna esortarlo come vero cambiamento di una parte della classe politica non sempre dinamica, localmente soprattutto dove le tante parentele e amicizie di pochi, non corrispondono alle attese di tanti, quindi sviluppo economico uguale a zero, speranza di occupazione dei giovani diplomati e laureati uguale a zero, sacre paesane e manifestazioni pubbliche uguale a cento.
 L’impegno quindi rivolto agli interessi del proprio orticello, all’illusione e l’esaltazione sarà maggiore per alcuni, ma dannosa per tutta la collettività.
 Il federalismo quindi regolerà l’ambiguità di alcuni, perchè della democrazia bisogna farne un uso parsimonioso, e non si può continuare a mettere in mano a chiunque il destino di tante persone libere di pensare, di progettare il proprio futuro e di realizzare i propri sogni.
Bisogna quindi prendere le distanze dai nemici della collettività che sono: ” il pressapochismo, la mancanza di idee e la presunzione “, le quali doti negative non sono certo auspicabili in un momento di forte crisi economica e di identità della nazione, allora spazio a chi è capace di amministrare, e chi vuol impegnarsi in politica deve farlo con il massimo rispetto nei confronti dei cittadini, magari iscrivendosi ad un partito politico che gli è più simpatico, perché proprio i partiti sono i
laboratori prima che politici, sono maestri di vita, dove si impara a dialogare con la gente, si impara ad acclarare le proprie idee, e a non subire le idee di altri .
Da una classe politica libera e lungimirante si avranno risultati positivi per interi comprensori antropizzati, accorpamento degli interessi affini delle municipalità, “ piani di sviluppo economico che sapranno guardare aldilà del perimetro catastale ” perchè continuando ad andare da soli verso l’ignoto si isolano sempre di più soprattutto i piccoli centri che hanno poca speranza di sopravvivere, mediante la riduzione della pressione fiscale regionale che sarà propositiva e più attenta alle spese, e dove non ci saranno spazi per gli sprechi clientelari ed elettorali.
Come sarà il federalismo in Abruzzo:
• una sanità che guarda sempre più al privato ma che non deve dimenticare gli interessi delle classi meno abbienti;
• una istruzione pubblica ridimensionata nei numeri dei docenti, ma che deve saper ridisegnare una formazione continua e attenta ai cambiamenti dell’economia;
• un’industria che valorizzi maggiormente la piccola e media impresa artigiana;
• un’agricoltura industrializzata che sponsorizzi i prodotti italiani, ma sia anche una certezza di occupazione lavorativa e redditizia, con un mercato della distribuzione democratico e garantito;
• un’urbanistica di qualità che dia respiro alle città costiere sature di cementificazione, auspicando la nascita delle “ città lineari “ che dalla costa adriatica possono svilupparsi verso l’interno della regione;
• costruzione di nuove case magari abbattendo i costi di costruzione con tipologie meno onerose, che valorizzi la qualità della vita;
• un turismo costiero che realizzi maggiori infrastrutture marittime di riferimento, e un turismo montano con “ piani di sviluppo della montagna “ attualmente inesistente a livello comprensoriale e regionale, come vero volano economico soprattutto nelle aree interne;
• un piano commerciale interregionale che crei un asse economico con i paesi dell’est europeo, attraverso il mare Adriatico e il centro Italia, e come riferimento economico Roma e la regione Lazio con un bacino di utenza composta da diversi milioni di consumatori, e il territorio regionale abruzzese che sarà il riferimento di attività collaterali e occupazionali importanti. L’area metropolitana Chieti-Pescara, la Valle Peligna, la Marsica, e Roma e il suo interland saranno investiti da un economia senza precedenti, e con la garanzia che il commercio a differenza dell’industria ha una durata illimitata;
• attuazione delle Zone Franche Urbane e allargamento degli incentivi fiscali anche alle cittadine oggetto dell’87.3C già in cronica crisi economica;
• e non ultimo la difesa del territorio regionale assicurando maggiori investimenti sulla sicurezza dei cittadini, e della vita nelle piccole e grandi città abruzzesi.

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