Il tempo che fa
E’ ARRIVATA
UN PO’ DI NEVE
Ieri mattina l’Alta Valle del Sagittario si è svegliata con un leggero strato di neve sui tetti delle case, sulle strade e
sulla campagna circostante. Oltre i 1500 metri la coltre nevosa è al di sopra del metro. Ha cominciato a nevicare la notte di giovedì, ma senza “entusiasmo”. I fiocchi venivano giù con grande lentezza. La giornata è stata bella e con il sole. La foto è stata scattata ieri mattina alle ore 10,45, con il lago tornato al suo livello
usuale.
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Editoriale di Daniele Tarullo
LA SALVEZZA ALLA CRISI
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La Casta
fra crescita della corruzione
e dei consiglieri regionali
Il partito più grande in Abruzzo è quello degli astenuti. La metà degli elettori è così disgustata di questi partiti e di questa politica che non è andata a votare e molti di quelli che pure hanno votato, dopo le novità di questi giorni, dopo il marciume che è venuto fuori, sono pentiti di averlo fatto. Forse ci sarebbe voluto un
astensionismo totale. Uno sciopero generale degli elettori.
Tutti sapevamo che avremmo eletto 40 consiglieri, invece veniamo a scoprire, a
elezioni avvenute, che i consiglieri saranno 45. Quando il Paese è attraversato da una crisi inaudita, quando la disoccupazione dilaga, quando si chiedono sacrifici a tutti, quando si chiede una cura dimagrante della casta, nella nostra regione cosa si fa? Si aumenta il
numero dei consiglieri che già ci costavano la bella cifra di 4.256.459 euro (cfr. Stella, La Casta). Era forse insufficiente il numero dei consiglieri? Nemmeno per idea. L’Abruzzo ha più consiglieri rispetto alla popolazione della gran parte delle regioni d’Italia. Se la nostra regione ha un consigliere per 27.777 abitanti, la Lombardia
addirittura per 117.414, l’Emilia Romagna per 83.028, il Veneto per 78.332, , il Lazio per 74.225. Persino la Campania, quella della
monnezza, della camorra e della corruzione a go go, è di gran lunga più parsimoniosa di noi: un consigliere per 96.484 abitanti. E Chiodi esordisce stupefacendoci con la
promessa del 10% di riduzione degli stipendi dei consiglieri!
Ezio Pelino
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La campagna e l’autoproduzione possono salvarci dalla crisi. La crisi economica sta facendo
saltare tanti posti di lavoro. Saremo costretti a chiedere agli stranieri di
ritornare nei loro Paesi perché i lavori più umili ritorneremo a farceli noi. Gli sbarchi sulle coste siciliane, automaticamente, non avranno ragion d’esistere. Berlusconi con i suoi “consigli sugli acquisti” invita la popolazione a consumare, a continuare a comprare per non interrompere
il giro dell’economia. Se il denaro non ha il valore corrispondente al prezzo della merce o
dei servizi, tale raccomandazione è però inutile. Il premier è un imprenditore dagli illimitati interessi, che muove capitali enormi. Si
stanno fermando importanti settori dell’industria e l’import-export soffre in maniera allarmante. Il flusso verso l’Italia di prodotti di scarsissima qualità a prezzi stracciati, come gli indumenti made in China, peggiora la situazione.
L’unico settore che potrà risollevare le sorti della nostra economia è l’agricoltura con tutti i suoi comparti, in particolare l’allevamento. Chi possiede un metro quadrato di terra se lo tenga caro, presto
avrà bisogno di far l’orto o di tenere una capra per il latte. E in quanti hanno abbandonato la
propria terra madre, dovranno ritornare. La rinascita della campagna e l’autoproduzione consentiranno a tanta gente di avere un’occupazione e di fronteggiare la crisi. La terra ci dà tante risorse, ci dà la vita. Ritorneremo in massa nel mondo rurale? Perché no? È l’ambiente più nobile e più sano che ci rimane a disposizione. Peraltro le condizioni e gli strumenti di
lavoro per gli agricoltori di oggi sono sicuramente migliori di ieri. Sta in
campagna la via d’uscita dalla crisi. Se però la società civile non ne riconosce il valore e ignora i prodotti genuini che, seppure meno
pubblicizzati, la buona agricoltura ancora riesce a garantire, la sofferenza
economica sarà ancora più pesante.
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UNA TARGA
PER MICHELE DEL GRECO
Pastore anversano
ucciso dai Tedeschi
L’associazione culturale Insieme per il Centro Abruzzo, in collaborazione con l’associazione culturale Smemoranda, ha organizzato, per domenica 21 Dicembre,
alle ore 10,30, una cerimonia per ricordare con una targa il pastore di Anversa Michele Del Greco, fucilato dai Tedeschi. La targa sarà posta sul luogo del suo martirio, nel cortile dell’Abbazia celestiniana. La cerimonia è stata organizzata in occasione della ricorrenza del 65º anniversario della morte del pastore, fucilato il 22 dicembre. L’accusa fu quella di aver prestato aiuto a prigionieri inglesi che fuggivano dal
campo di concentramento di Fonte D’Amore. La targa in ricordo di del Greco verrà scoperta dalla figlia del pastore, Raffaella. Alla
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cerimonia saranno presenti anche il vescovo Angelo Spina e il coro Canti di
montagna Padre Mario di Castelvecchio Subequo. Per l’occasione sarà presentato il libro scritto dalla Del Greco «Caro papà». Interverranno: Giancarlo Penza della Comunità di Sant’Egidio, gli storici di Sulmona, Lando Sciuba e Ilio Di Iorio
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LETTERA AL DIRETTORE
Sig Direttore,
se le dichiarazioni di Fini hanno riposte finalità politiche, poco importa, interessa invece se sono storicamente vere. I gesuiti, L’Osservatore Romano, vari vescovi si sono sollevati accusandolo di ignoranza
della storia.
La verità è che Mussolini pubblicò il “Manifesto del razzismo italiano” ed emanò il decreto “per la difesa della razza italiana” senza incontrare reazioni nè da parte del popolo, influenzato da sedici anni di monopolio dell’informazione e della cultura, né da parte della Chiesa. Non ci fu una presa di posizione ufficiale, non ci fu un’enciclica, tanto meno una scomunica, come quella che colpirà, invece, i comunisti. Se Pio XI considerò grave la pubblicazione del Manifesto, se in un discorso agli alunni del Collegio di Propaganda Fide si chiese come mai Mussolini
imitasse Hitler, se ad un gruppo di pellegrini belgi chiamò l’antisemitismo un “movimento odioso”, si trattò di interventi di cui nessuno venne a conoscenza. Interventi che non andavano oltre l’ambito sostanzialmente privato. Pio XI non approvava quelle leggi e non simpatizzava per il nazismo, ma era raffrenato dalla curia romana nella quale non mancavano alti prelati
filofascisti, preoccupati di evitare ogni frizionie con il regime con il quale, grazie al Concordato, si erano instaurati buoni e profittevoli rapporti. Peraltro a
costoro del destino degli ebrei non interessava più di tanto, la Chiesa cattolica continuava, infatti, a nutrire pregiudizi secolari nei loro confronti ritenendoli responsabili di deicidio.
Ezio Pelino
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