Terra Madre il meeting delle comunità del cibo a Torino
Una riflessione per la Valle DEL SAGITTARIO
“Mangiare è un atto agricolo e produrre è un atto gastronomico”

di Franco D’Alessandro
Domenica 26 ottobre si  è concluso a Torino «Terra Madre», il meeting delle comunità del cibo aperto nell’ambito del Salone del Gusto, che ha chiuso i battenti  lunedì 27 ottobre. Da tutti gli angoli del pianeta sono arrivati settemila delegati di 153 Paesi, in rappresentanza di 1.652 comunità di allevatori, contadini, pescatori, spesso al primo viaggio della loro vita. Terra Madre è un progetto concepito da Slow Food che ha il suo fulcro nella convinzione che “mangiare è un atto agricolo e produrre è un atto gastronomico”. Da sempre Slow Food si è schierato per i piaceri della tavola e il buon cibo e ha difeso le culture locali di fronte alla crescente omogeneizzazione imposta dalle logiche cosiddette moderne di produzione, distribuzione ed economia di scala. Ed è proprio seguendo fino in fondo queste logiche che Slow Food si è reso conto di quanto fosse necessario proteggere e sostenere i piccoli produttori, ma anche cambiare il sistema che li danneggia, mettendo insieme gli attori che hanno potere decisionale: consumatori, istituti di formazione, chef e cuochi, enti di ricerca agricola, organizzazioni non governative. La visione di Terra Madre si oppone allo sviluppo scriteriato e alla ricerca di un aumento sistematico e costante dei rendimenti e dei margini economici, attraverso la vendita dei propri prodotti sul mercato globale. In effetti, la ricerca esasperata del profitto ha ripercussioni molto pesanti su tutti noi, contribuenti e abitanti del pianeta. Tuttavia, sono in primo luogo i piccoli produttori che pagano il prezzo di questi meccanismi, perché non hanno i mezzi per accedere a canali commerciali locali e sono schiacciati da sistemi di sovvenzioni che non permettono di sviluppare attività agricole in condizioni giuste E’ evidente  che si può avere un impatto significativo solo moltiplicando e cumulando azioni locali che seguano  una visione-guida globale. La rete di Terra Madre è costituita da tutti coloro che vogliono agire per preservare, incoraggiare e promuovere metodi di produzione alimentare sostenibili, in armonia con la natura, il paesaggio, la tradizione. Al centro del loro impegno c’è un’attenzione particolare per i territori, per le varietà vegetali e le specie animali che hanno permesso nei secoli di preservare la fertilità delle terre.Per questo è nata Terra Madre, per dare voce e visibilità ai contadini, pescatori e allevatori che popolano il nostro mondo. Per aumentare, nelle comunità dei produttori e nell’opinione pubblica, la consapevolezza di quanto è prezioso il loro lavoro. Per dare ai produttori qualche arma in più per continuare a lavorare in condizioni migliori, per il bene di tutti noi e del pianeta. Per queste ragioni, costruire una rete mondiale che disponesse di strumenti di condivisione delle informazioni e che offrisse la possibilità di imparare dalle esperienze altrui e di collaborare con gli altri è sembrato fondamentale. L’obiettivo è continuare ad avere terre fertili, dove germoglino e crescano piante e animali adatti a quei particolari ambienti, piuttosto che dopati con sostanze chimiche che li fanno fruttare o ingrassare artificialmente. L’ obiettivo è continuare ad avere persone che custodiscono terre, saperi e cibi che hanno il gusto della nostra infanzia. La rete di Terra Madre è stata lanciata nella riunione inaugurale del 2004 a Torino. Quel primo incontro ha radunato 5000 produttori da 130 paesi e ha attirato  come mai prima di allora  l’attenzione dei media sulle loro problematiche. La seconda edizione dell’incontro internazionale si è tenuta nel 2006 e ha coinvolto anche 1000 cuochi dai più celebri ai più semplici tutti profondamente consapevoli delle responsabilità nei confronti dei produttori di qualità. Nel 2006 hanno partecipato alla riunione generale anche 400 ricercatori e accademici, nel tentativo di riavvicinare  la teoria alle buone pratiche. Nel loro quotidiano, le comunità di Terra Madre, danno concretezza al concetto di qualità di Slow Food : buono, pulito e giusto. Dove buono si riferisce alla qualità e al gusto degli alimenti, pulito a metodi di produzione rispettosi dell’ambiente, giusto alla dignità e giusta remunerazione dei produttori e all'equo prezzo dovuto dai consumatori. All’interno della struttura “OVAL” adiacente al Lingotto Fiere, “location” di Terra Madre, erano sistemati gli stand dei piccoli produttori, presidi Slow Food, provenienti da ogni parte del mondo. Tra questi ve ne erano quattro della nostra Regione Abruzzo: a ) produttori del formaggio canestrato di Castel del Monte , b) produttori della lenticchia di Santo Stefano di Sessanio, c) produttori della mortadella di Campotosto, d)  produttori del pecorino di Farindola. Vedere valorizzate le produzioni locali in un’ottica globale , rispettosa delle persone e dell’ambiente, ha stimolato una domanda: la nostra amata Valle del Sagittario potrebbe ricercare delle opportunità in questa direzione dando la possibilità di un futuro migliore a chi ha scelto di vivere la propria esistenza e quella dei propri figli nel suo accattivante territorio? Non ho competenza per queste cose , ma poiché sono nato e cresciuto a Scanno, mi ritornano in mente produzioni evocate e descritte da chi si è occupato della storia del nostro borgo: il formaggio a scorza nera, le varietà ortofrutticole promosse da don Alessandro Abrami nella prima  metà dell’ottocento, le produzioni di dolci (torrone bianco con canditi
morbido; i “fruttucielle”, dolci con pan di spagna e glassa, a forma di chiocciolina; i mostaccioli preparati in casa con mosto cotto e mandorle) della Pasticceria Fronterotta, tanto rinomata e premiata agli inizi del secolo scorso e  che  abbiamo avuto la fortuna di assaporare nella nostra infanzia e adolescenza, ora dimenticati . Oso pensare  che anche  altri  borghi della Valle possano vantare prodotti della tradizione da far riemergere dalla storia e dalla cultura delle nostre comunità . Un “sistema” Valle del Sagittario aumenterebbe la risonanza e la caratterizzazione di prodotti locali. Il parco nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga sostiene le produzioni del proprio territorio:  il formaggio canestrato di Castel del Monte, che ha ottenuto la D.O.P (Denominazione Origine Protetta), la lenticchia di Santo Stefano di Sessanio. Per la Valle del Sagittario potrebbe avere ruolo analogo il Parco Nazionale d’Abruzzo-Lazio-Molise. In conclusione queste mie riflessioni da visitatore di un evento, che mette al centro l’ambiente, i piccoli produttori e una produzione sostenibile, sono un invito a ragionare sul futuro della Valle del Sagittario, legato alla sua storia, alle sue tradizioni produttive, alla conservazione del suo ambiente, flora e fauna compresi, con la consapevolezza che il confronto, economico e culturale,  su questi temi, riveste un significato planetario. Sempre di più si dovrà “agire localmente pensando globalmente”. Un arrivederci con “Terra Madre” a Torino  nel 2010.
 

SERVIZIO PNALM
PER ORSI CONFIDENTI
Un numero verde per segnalarne
la presenza in centri abitati

Da ieri è attivo tutti i giorni dalle 19 alle 8 un numero verde per segnalare al Servizio sorveglianza del Pnalm la presenza di orsi nei centri abitati. I cittadini potranno anche segnalare altre eventuali emergenze legate alla presenza di questi animali componendo il numero 800.010905. Il servizio e' rivolto soprattutto ai cittadini della Valle del Giovenco e della Valle del Sagittario dove sono piu' frequenti le incursioni degli orsi nei centri abitati.
 

LINEE PIANO TRIENNALE
OPERE PUBBLICHE
PER TURISMO, CENTRO STORICO
E ARTIGIANATO

Sulmona - Sviluppo del turismo, riqualificazione del centro storico della città ed estensione della zona artigianale: sono le tre linee di indirizzo indicate nel piano triennale delle opere pubbliche presentato questa mattina dal sindaco, Fabio Federico e dall'assessore al Lavoro Giuseppe Consorte. Due milioni di euro l'impegno di spesa messo in conto dall'amministrazione per il prossimo anno di cui 500 mila euro saranno impiegati per il completamento delle infrastrutture della zona artigianale; altri 300 mila euro sono stati stanziati per sostenere il rilancio del turismo e per interventi di riqualificazione del centro storico; 400 mila euro andranno per potenziare la sicurezza stradale, con particolare attenzione all'ulteriore abbattimento delle barriere architettoniche soprattutto in prossimità delle scuole. Il sindaco ha infine annunciato che si punterà decisamente alle energie rinnovabili quali il fotovoltaico, "per abbattere i costi ma anche per iniziare un percorso che prevede, nelle strutture pubbliche, un sempre maggior utilizzo di energia pulita". (Fonte, Il capoluogo)

LETTERA AL DIRETTORE

Sig Direttore,
dopo aver letto su “Il Centro”, del 1° novembre u.s., che il sindaco di Sulmona intende ampliare la zona artigianale, mi viene di fare alcune osservazioni.
 Per cominciare, mi auguro che ci siano affidabili richieste in proposito e non si costruiscano capannoni che rimarranno vuoti o  avranno un utilizzo improprio solo perché si hanno i fondi e qualcuno guadagnerà nel costruirli. Mi domando , poi, perché non riciclare nella zona industriale i capannoni dismessi dalle tante ditte fallite piuttosto che cementificare altre nostre belle  campagne.
E non mi si venga a dire che la zona industriale è altro rispetto a quella artigianale perchè non è vero. Nella prima ci sono anche attività artigianali e commerciali  come  nella seconda. La circostanza  mi offre l’occasione per domandare al sindaco il perché della presenza nell’attuale zona artigianale di alcune ville, immagino costruite con le pubbliche provvidenze, che non  svolgono alcuna attività produttiva. Finisco per chiedere al primo cittadino quali garanzie avremo  che  dal prossimo cantiere non sortiscano a nostre spese altre amene ville padronali. Marcello Romano

 

TUTTA VILLALAGO NEL DOLORE PIU’ PROFONDO
PER LA MORTE PREMATURA DEL 
BRIGADIERE ANDREA IAFOLLA


VILLALAGO - Erano le ore 13,30, di ieri 3 Novembre, quando il paese si è allarmato per il volteggiare sopra le case dell’elicottero del 118. Tutti si sono chiesti cosa fosse successo, ma nessuno ha saputo dare una spiegazione. L’elicottero è poi atterrato al campo sportivo, dove sono andati i carabinieri per prelevare i sanitari del pronto soccorso. Dopo un po’ l’ala rotante si è fermata. E questo è stato un triste presago, perché poteva significare che non c’era più urgenza. E’ così è stato. Il Brigadiere della Guardia di Finanza, Andrea Iafolla, era morto, A nulla sono valse le cure dei medici. Alle ore 14,00 le campane, suonate a morto, lo hanno annunciato a tutto il paese. E’ stato un accorrere di gente presso la RSA san Domenico dove era stato portato d’urgenza dal medico di base, dr. Massimo Caravelli, Cos’era successo? Andrea, tornato a casa, aveva avvertito forti dolori al torace. Chiamato il medico, questo, intuita la gravità, lo aveva portato in macchina alla RSA, dove l’infermeria è dotata di apparecchi per l’elettrocardiogramma e defibrillatore. Intanto aveva allertato anche il 118. Tutto è stato inutile per Andrea. L’infarto che lo aveva colpito non gli ha dato il tempo di riprendersi. Aveva 46 anni. Lascia la moglie, una figlia, la mamma, i fratelli, le sorelle. E tutto un paese nel dolore più profondo. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato, perché Andrea, dal fisico asciutto, scattante, atletico, era un esempio di vita dedicata all’esercizio fisico, con la passione della corsa.
 
 
martedi’ 4 novembre 2008 
s. Carlo Borromeo vescovo